2004-05

Liceo Classico “E.S.Piccolomini” di Siena

III A

 

Se mi volto indietro e ripenso agli anni del Liceo, molti ricordi affollano la mia mente, perché ci sono alcuni fatti che rimarranno per sempre scolpiti nella mia memoria.

Per esempio, non mi dimenticherò mai di quando ci lesse un passo del Tieste di Seneca, interpretando i vari personaggi con voci diverse, e anche oggi, se mi capita di rileggere quel testo, sento ancora la sua voce che dice: “Riconosci i tuoi figli?” “Riconosco il fratello”.

Mi ricorderò sempre di quando ci fece un elenco dettagliato delle varie divinità minori della religione romana, concludendo con “E poi c’era Fabulinus, il dio delle prime parole del bambino!”.

Penso che non dimenticherò mai nemmeno la preoccupazione e l’ansia prima di un compito in classe (soprattutto se era una versione di greco!), la soddisfazione se, quando lei lo riportava corretto, avevo preso un bel voto e la delusione, se invece era andato male.

Non scorderò mai il rumore del dado (che a quei tempi mi sembrava la voce del Fato) che rotolava sulla cattedra, designando gli interrogati del giorno, e il sollievo se non toccava a me. Non dimenticherò mai nemmeno le ore passate a studiare e a esercitarmi con la lettura in metrica.

Se ci ripenso, la sento ancora leggere esametri, pentametri dattilici, trimetri trocaici catalettici, trimetri giambici scazonti e ricordo i vari metodi che lei ci propose per imparare correttamente il ritmo dei versi (“Ettore mai ritornò, ma l’uccisero l’armi d’Achille”, oppure “Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampìn”, o l’adonio finale “Duccio Fanetti”).

Oggi anche io insegno e so che ciò che noi docenti facciamo e diciamo, ma soprattutto ciò che siamo, lascia un segno indelebile nei nostri alunni. Per questo, la ringrazio per tutto quello che ci ha dato e spero di lasciare anch’io, nel cuore e nelle menti dei miei studenti, un’impronta duratura come quella che lei ha lasciato a noi.

 

                           

 

Benedetta Francioni