E dato che i ringraziamenti non finiscono mai…
qui qualche commento aggiuntivo

 

Ho letto e riletto il libro molte volte in questi giorni, trovando in quelle testimonianze il vivo ricordo di momenti bellissimi, l’eco della solidarietà che ci univa, la sostanza di quegli insegnamenti che sono stati, per noi tutti, di capitale importanza per la nostra formazione intellettuale e umana.
Contributi che, pur partendo da visioni le più disparate e talvolta antitetiche, per la loro ricchezza e profondità regalano un potente affresco corale.

Leggendo quelle pagine, ho avvertito una vertigine, qualcosa che fa sussultare il cuore. Ne parliamo spesso con i miei compagni di allora: molti pensieri si affollano nella mente, un richiamo a riscoprire il nostro vissuto, a decifrare il nostro presente e il nostro avvenire.

Con piacere riscopro oggi l’ardore che agitava allora la mia anima, la fame di tutto comprendere e conoscere che mai si placava, tra le mille speranze per il futuro e le molte esitazioni, tra le discussioni interminabili e la confusione delle idee, quando la vita chiamava a gran voce e tutto poteva essere alla portata delle ambizioni, dei sogni, dei desideri di adolescenti.

Ricordo ancora lo stupore che accoglieva la lettura di un nuovo brano, fosse lirica, tragedia o epica, quando, catturati dalla travolgente interpretazione di Duccio, il senso profondo di quelle riflessioni sull’uomo e sulla sua fragilità ci investivano come un pugno in pancia e ci lasciavano così, senza fiato. Sono sensazioni, sentimenti che accomunavano molti di noi, che cementavano una duratura amicizia, che sostenevano acerbe ma promettenti riflessioni, e creavano un legame indissolubile tra noi e quella cultura, facendone il pilastro su cui costruire le nostre personalità, il nostro riferimento etico e morale.

Viaggiatori consegnati ad una difficile impresa, abbiamo seguito il nostro capitano ed è dolce il ricordo di quelle meravigliose scoperte, che quell’avventura ci ha regalato.

Spesso in questi anni, nella mia professione di bancario prima e banchiere poi, ho potuto riflettere assieme ai miei colleghi e ai collaboratori più giovani, circa il fine del nostro lavoro, invitandoli a non dimenticare che al centro di tutto resta sempre l’uomo, con la sua complessità e le sue contraddizioni, oggetto che per sua natura mal si adatta ad essere incasellato nei rigidi schemi di un modello matematico, e se è vero che l’economia è la legge della casa, in quella casa vi sarà pur qualcuno. Malgrado quanto di più nobile e alto possa offrire questo mestiere, e per le soddisfazioni che può dare, nondimeno confesso che alcune volte ho sofferto per gli angusti spazi cui è stata costretta, non dico la mia cultura (sarei presuntuoso), ma la mia curiosità.

Da qui l’importanza di non dimenticare mai le proprie radici, di opporsi con forza a chiunque, non comprendendone il valore, ne svilisca il senso o ne rigetti l’utilità, tenendo sempre vivo dentro di sé l’amore per i classici e per la cultura classica, avendo caro il tesoro di conoscenze acquisite negli anni più belli della nostra vita di studenti, sempre confrontandosi, nei momenti di sconforto così come negli attimi di felice esaltazione, con chi ben prima di noi molto ha indagato e molto ha capito, quale sia il nostro posto nel mondo, e ciò che veramente siamo.

Il libro per Duccio è un regalo a tutti noi, un inno alla bellezza e all’amore. L’amore di un uomo per la sua missione e per gli altri, futuri uomini e donne. L’amore riconoscente di noi, ragazzi di ieri, per il maestro. L’amore per le nostre radici, che tiene unite le generazioni. L’amore senza confini di una figlia per il proprio padre.

Grazie per questo bellissimo dono.

I migliori auguri al Professore, con riconoscenza e gratitudine, con profondo affetto per il mio maestro.

 

Filippo Siotto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

     

 

 

 

 

 

 

Realizzato dagli amici e per gli amici

Siena

8 Giugno 2018