2000-01 Liceo Classico “E.S.Piccolomini” di Siena III A
Pensare al Professor Fanetti mi fa tornare indietro di 20 anni, a quel Liceo tanto amato e tanto odiato…fatto di contrasti, ma anche di bellissimi ricordi! Il professor Fanetti è senza dubbio indimenticabile, uno degli uomini più appassionati alla materia che insegna che abbia mai incontrato, un pozzo di sapere, sempre calmo, mai fuori luogo...
Laura Sutera Sardo
Caro Professore, che sorpresa venire a sapere che si avvicina alla pensione anche il nostro “Fanettone” (come la chiamavamo affettuosamente fra compagni)! Sono passati 17 anni dalla nostra ultima lezione ma porto ancora un vivace ricordo di lei con molta simpatia e affetto; e anche dopo, quando mi ero già trasferita a Londra, avevo Sue notizie tramite mia madre quando veniva a fare lezione di francese a Beatrice. Di una cosa sono certa: per tutta la mia carriera scolastica sono stata svogliata e poco concentrata perché ero di natura molto attiva ed ero anche intelligente quindi avevo poca voglia di sforzarmi a star china sui libri. Ma le uniche, rare volte che mi mettevo a studiare sul serio era quando incontravo una persona che, invece di incutermi timore ricoprendo l’autorità’ dell’insegnante, mostrava da tutti i pori una grande passione per la sua materia e una conoscenza profonda ed interessata della stessa. Fu così che, mentre prendevo 5 fisso con la sua collega di Latino, mi appassionai talmente tanto alle sue lezioni che mi misi a studiare regolarmente e presi addirittura 8 all’orale di Greco in un’interrogazione epica (nonostante le mie traduzioni scritte dei compiti in classe fossero sempre pietose e quindi mi abbassassero molto la media finale!). Questa è anche la prova lampante che lei non facesse distinzioni su chi aveva davanti. Se il soggetto sapeva la materia, il voto rispecchiava le risposte date e non la precedente reputazione dello studente.
Alla fine fu anche molto
magnanimo con me durante l’esame di maturità e mi chiese come
traduzione di greco esattamente quello che mi ero preparata come
ricollegamento alla mia tesina aiutandomi a non “impanicare” troppo
(ero capitata seconda a fare l’orale quell’anno)!
Sembra assurdo, ma secondo me sono questi i piccoli gesti eroici di una professione: fare ogni giorno del proprio meglio senza adagiarsi sugli allori della noia o del ‘chi me lo fa fare’ da impiegato statale (lo dico anche per esperienza da figlia e moglie di insegnante)! Come dimenticare poi che chiamava a interrogazione al banco col suo dado, tirato rigorosamente due volte: la prima per selezionare il gruppo degli allievi (dopo che lei aveva diviso la lista della classe in 5 o 6 gruppi), la seconda volta per selezionare l’allievo dal gruppo estratto! E poi ci diceva con un sorriso a 60 denti: “E’ il dado che decide chi interrogo, mica io!”
Solo anni dopo, quando ho
conosciuto mio marito della mia stessa generazione ma che ha fatto
il Liceo scientifico a Colle, mi ha detto che anche il suo
insegnante di Latino Mario Becatelli faceva lo stesso con loro: non
è che avete studiato insieme e un vostro insegnate faceva così con
voi per caso? Cosa posso dirle in questo momento speciale alla fine della sua carriera? Che certamente se sua figlia ha avuto un’idea così dolce e bella, oltre che ad essere un buon professore, con lo stesso entusiasmo è stato anche un buon padre, e che auguro ai miei figli di incontrare insegnanti come lei nella loro vita, perché questo tipo d’influenza formativa non ha prezzo: gli insegnanti, in fondo, sono come secondi genitori nell’indirizzare i giovani sulla strada giusta. E soprattutto si goda al massimo questa ben meritata sacrosanta pensione! Con tanto affetto,
Catherine La Ferla
Al di là dei numerosi aneddoti che lo hanno reso giustamente celebre (primo fra tutti, il lancio del dado), un profondo conoscitore delle sue materie ed un convinto sostenitore dell'importanza di insegnarle. Per questo, certamente un docente severo (a distanza di quasi vent'anni, ricordo ancora - perché mi fu domandato in occasione di un'interrogazione - che, in greco antico, "colazione" si dice "akratismòs") e, quindi, spesso temuto. Ma anche un uomo buono.
Andrea De Capua |