Il Prof. Fanetti come collega    

Ho sempre stimato Duccio per la passione che ha trasmesso a mio figlio Diego per il mondo classico e gli sono molto riconoscente, anzi vorrei dire che è stato l'unico insegnante che ha lasciato dentro di me un segno. Non scorderò mai le gite fatte in Sicilia e in Austria assieme alle nostre classi. Il suo viso soddisfatto quando mi si avvicinava nell'intervallo, e col suo sguardo che rifletteva felicità, sfregandosi le mani, mi diceva: “Diego ha preso 8 al test di greco”. Affermazioni mai fatte da altri colleghi anche se mio figlio andava molto bene a scuola. Lui era felice di darmi questa notizia e ciò si leggeva apertamente dal suo sorriso e dai suoi occhi limpidi. Anche io sono stata come insegnante "giusta" nel dare i voti (così dicono i miei ex) ma laddove vedevo qualche difficoltà mi facevo in quattro per loro. I ragazzi non dimenticano mai.

Continuo a mantenere rapporti con loro, come se non li avessi mai lasciati. Mi hanno aiutata nel progetto Africa che mando avanti da 7 anni aiutando le donne a rendersi autosufficienti. Come vedete, il professor Fanetti e la sottoscritta hanno seminato bene, lasciando nel cuore dei ragazzi qualcosa di molto importante.

Un ultimo aneddoto: gita a Vienna con Duccio e Isa Abate. Entriamo in albergo per la consegna delle chiavi. Come da tacito accordo io e il professor Fanetti ci facciamo assegnare le stanze a distanza di km da quelle dei ragazzi perché a noi piace dormire. La prof Abate, come al solito, si sacrifica e passa le notti in poltrona davanti all’ascensore per impedire fughe inopportune. Era la classe di mio figlio, una banda di allegroni capitanata da Paolo Zanotto. Il giorno dopo a noi prof viene il sospetto che qualcuno si faccia uno spinello in camera, così quando i ragazzi si stanno rimpinzando a colazione, partiamo tutti e tre per l’ispezione alle camere (la privacy ancora era parola sconosciuta). Niente odori particolari se non un mucchio di riviste pornografiche sotto un materasso. Portiamo il materiale indegno nella mia camera e…lo sfogliamo come tre scolaretti scompisciandoci dalle risate. Ed infine, famose le spiegazioni di Duccio davanti ad un monumento famoso. Seguito da un codazzo di studenti ed andando ben più in là da ciò che la guida scritta diceva, entrava in una specie di trance, tanto la cosa lo prendeva. Alla fine si girava e, a parte i tre soliti secchioni, non vedeva altri. Un normale prof si sarebbe arrabbiato, ma Duccio non rientrava in quella categoria e con un sorriso diceva: “saranno andati a scolarsi dieci birre…”. Dieci punti in più per lui!

Aggiungo anche (ma quante ce ne sarebbero da raccontare), che quando Duccio il tre di giugno metteva in onda il famoso test finale di greco (100 domande in un’ora), entrando in camera di mio figlio la sera precedente, azzardavo la battuta: “ancora sti test anche a fine anno!!”. Mio figlio mi si rivoltava come un serpente perché gli avevo toccato il SUO professore, e mi rispondeva: “fatti gli affari tuoi!”. Pura verità, ve lo giuro su di lui.

Un grosso abbraccio.

 

Maria Caterina Laiolo

 

 

 

Oggetto: Saluto

Mittente: Dario Ceccherini

Data: 08/06/2018 16:05

A: Duccio Fanetti

 

Caro Duccio,

so che concludi oggi la tua lunga milizia nella scuola.

Ti scrivo per salutarti e significarti tutta la mia stima. Nei miei anni al Piccolomini ti ho molto apprezzato per rigore, probità, per senso dell'ironia e spirito di convivialità. 

Spero di vederti presto.

Un caro saluto.

 

Dario Ceccherini

 

 

 

 

 

Da: Pincin

Oggetto: saluti

Data: 14.09.2016 22.53

A: Duccio Fanetti

 

Caro professore,

mi scusi se non le ho più scritto dopo l'esame, sono stata fagocitata da frenetica attività vacanziera. […]

Ma vorrei passare a scuola a salutarla uno di questi giorni, se le incombenze scolastiche me lo consentono […]

Le auguro un buon inizio di anno scolastico, per lei che comincia domani.

Ma forse non le ho detto abbastanza quanto piacere mi ha fatto fare l'esame al suo fianco, sia dal punto di vista professionale che personale: l'ho ritrovata come la ricordavo, i gesti, le parole, il modo di fare... E non le ho neanche detto (ma è difficile da spiegare) quanto è stato importante per me il suo insegnamento al liceo: ricordo molte sue lezioni in modo così vivido, come non ricordo alcun altro corso universitario, ricordo con precisione le sue spiegazioni, gli interventi dei compagni, come fosse oggi, e ne custodisco gelosamente gli appunti. Sarà perché a quell'età si ha la mente fresca e più ricettiva per qualsiasi cosa, sarà perché allora scoprivo per la prima volta le mie passioni, sarà perché lei era un grande professore, o tutte e tre le cose insieme, ma rimane il fatto che lei per me è stato il più grande maestro. Grazie.

Un saluto affettuoso, e spero a presto

Silvia Pincin